E’ assodato che nel mondo fra le nazioni dove è più alta la percentuale di suicidi, svettano sia il Giappone che la Finlandia e ciò si rispecchia nella loro musica (???). Altrimenti non si capisce come possano uscire certe cose da Ciofeca Contest. Un caso lungimirante sono questi Pansonic (un duo di disperati finnici) che dopo aver angariato i timpani altrui negl’anni ’90 continuano imperterriti a farlo anche negl’anni del nuovo millennio. Hanno invero cambiato nome in Pan Sonic ma la zuppa melmosa è sempre quella. Nel 2004 , un mese appresso all’altro, hanno avuto il coraggio (ahinoi!) di uscire con ben 4 cd tutti dal titolo di Kesto e mi risulta che continuano imperterriti fino ai nostri giorni. Questo, con cui vi sfido a sentirli, è il loro primo cd… Quando vi appresterete a ciò (poveri voi…!) non guardate il settaggio dello stereo, lui non ha problemi! In realtà è caos sonoro distorto con l’uso della radio fuori sintonia, flessibili e martelli pneumatici vari intervallati, a volte, da preoccupanti silenzi rotti improvvisamente da rumore lancinante. Amen!.....QUI
Un ulteriore approfondimento......
Trascorsi tre anni dall'ultimo lavoro in studio, i finlandesi Mika Vainio e Ilpo Väisänen, alias Pan Sonic, consegnano alle stampe un album ambizioso, complesso ed estremamente variegato, composto di quattro lunghi capitoli che sintetizzano le intuizioni di un'intera carriera e offrono diversi spunti di riflessione sul futuro di un genere musicale ad alto rischio di atrofia.
"Kesto (234.48.4)" (il titolo riporta, tra le parentesi, la durata complessiva dei quattro compact disc), infatti, è un lavoro audace, che sintetizza le influenze musicali del duo di Turku e le approfondisce in chiave postmoderna, determinandone quindi la sublimazione in una proposta musicale inedita e avvincente.
Quasi quattro ore di techno minimale, di reiterazioni convulsive degne del miglior Charlemagne Palestine, di continui richiami alla glacialità industriale dei Throbbing Gristle e alle claustrofobiche melodie sintetiche dei Cabaret Voltaire, di fibrillazioni glitch che minano nervosamente le trame di un tessuto sonoro statico e uniforme soltanto in apparenza: "Kesto (234.48.4)" è un autentico monumento alla contemporaneità.
Il primo compact disc è contraddistinto da una ferocia espressiva che sembrerebbe trarre le proprie radici dalla musica dell'era industriale ("Louhi"), con sonorità di vapore plumbeo che s'insinuano nella psiche dell'ascoltatore per assurgere al rango di autentiche paranoie del quotidiano ("Mutaattori/Mutator", "Vähentajä/Diminsher"). Ritmi ostili, sferragliamenti ossessivi, accelerazioni motoristiche: tutto contribuisce a rendere quest'album un'ottima colonna sonora per disco-bar allestiti dentro qualche fonderia ancora attiva.
"Kesto (234.48.4)" (il titolo riporta, tra le parentesi, la durata complessiva dei quattro compact disc), infatti, è un lavoro audace, che sintetizza le influenze musicali del duo di Turku e le approfondisce in chiave postmoderna, determinandone quindi la sublimazione in una proposta musicale inedita e avvincente.
Quasi quattro ore di techno minimale, di reiterazioni convulsive degne del miglior Charlemagne Palestine, di continui richiami alla glacialità industriale dei Throbbing Gristle e alle claustrofobiche melodie sintetiche dei Cabaret Voltaire, di fibrillazioni glitch che minano nervosamente le trame di un tessuto sonoro statico e uniforme soltanto in apparenza: "Kesto (234.48.4)" è un autentico monumento alla contemporaneità.
Il primo compact disc è contraddistinto da una ferocia espressiva che sembrerebbe trarre le proprie radici dalla musica dell'era industriale ("Louhi"), con sonorità di vapore plumbeo che s'insinuano nella psiche dell'ascoltatore per assurgere al rango di autentiche paranoie del quotidiano ("Mutaattori/Mutator", "Vähentajä/Diminsher"). Ritmi ostili, sferragliamenti ossessivi, accelerazioni motoristiche: tutto contribuisce a rendere quest'album un'ottima colonna sonora per disco-bar allestiti dentro qualche fonderia ancora attiva.
Sono riuscito, con difficoltà, ad ascoltare il primo Cd di questa quadrilogia, e direi che ad un primo impatto è meglio fermarsi ad un quarto del cammino, ti mette di cattivo umore risvegliando pulsioni aggressive che mal si adattano ad un viver non come bruti. C'è da considerare la provenienza del duo, la Finlandia è un paese scarsamente popolato (poco piu' di 5 milioni di persone) dove l'inverno dura 6 mesi e la luce del sole la vedono tre volte l'anno, quindi si possono giustificare le nevrosi psicotiche piu' strane.....bel disco....non lo ascolterò mai più....ringrazio il Centurione per la preziosa segnalazione.....zero
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