raro ed interessante lavoro di un gigante dell'hammond, John Patton, raro perche' inciso nel 1968 ma edito solo nel 1995 per la Blue Note, ed interessante perchè lo troviamo nella sua migliore forma espressiva accompagnato da bravi ed onesti lavoranti Vincent McEwan (Trumpet) Harold Alexander (Flute and Tenor Saxophone) George Edward Brown (Drums) Richie Landrum (Conga); Il groove è sicuramente ed inequivocabilmente 60' soul jazz con qualche incursione modale....interessante ....HERE....zero
martedì 28 aprile 2009
domenica 26 aprile 2009
Compi
Cari amici ed ascoltatori.....
come gia' vi avevo detto non amo molto le compilation di artisti vari se non mixate....ready to use, come sottofondi alle serate di cazzeggiamento vanno benissimo.....anche se non le considero veri dischi oohps....CD, in ogni caso.....sono stato attirato dal fatto che questa che vi vengo a sottoporre è il frutto di una joint venture fra la mitica Acid jazz Rec e la Long Lost Brothers Rec., entrambi inglesi.....patria del genere acid...che ci regalano queste 13 tracks semisconosciute che faranno la gioia di qualche volenteroso DJ.....enjoy HERE....zero
Thnkx to beeQ
sabato 25 aprile 2009
doppio guaio
Two of Japan's foremost bass authorities combine forces for this new fusion project. Tetsuo Sakurai is best known for his work with Casiopea and Gentle Hearts releases featuring Greg Howe & Dennis Chambers. Kenji "JINO" Hino (son of famed Japanese trumpeter Terumasa Hino) is best known for his contribution to the Japanese fusion band TKY and is the newest member of Fazjaz. Guest players on this cd include the one and only Dennis Chambers on drums (7 tracks), FUYU, drums (1 track), JOSEI, keyboards (3 tracks), Penny K, keyboards (1 track) & Masa Kohama, guitars (2 tracks). Highlights include a funked up version of "Some Skunk Funk" and the insane Sakurai/Jino/Chambers trio piece "S.O.S. Planet Earth"......enjoy this only japan 2008 release HERE....zero
giovedì 23 aprile 2009
Cari amici ed ascoltatori.....
fresco fresco dalla scena underground londinese ecco qua un bel dischetto di debutto per il duo Smoove & Turrell fuori per la Jalapegno Rec. da solo un tre\quattro giorni; dopo aver spiazzato un po' tutti con il loro buon singolo ecco qua che ci omaggiano di altre 12 traks + un remix del sopracitato "I can't give you up". Che dire....grasso funky, stomping anni 60', dusty soul.... un mix di polverosi riff ben conditi da moderne lavorazioni break beat.....non male ad un primo ascolto, oserei un "discretamente radiofonico".....Taste it HERE....zero
fresco fresco dalla scena underground londinese ecco qua un bel dischetto di debutto per il duo Smoove & Turrell fuori per la Jalapegno Rec. da solo un tre\quattro giorni; dopo aver spiazzato un po' tutti con il loro buon singolo ecco qua che ci omaggiano di altre 12 traks + un remix del sopracitato "I can't give you up". Che dire....grasso funky, stomping anni 60', dusty soul.... un mix di polverosi riff ben conditi da moderne lavorazioni break beat.....non male ad un primo ascolto, oserei un "discretamente radiofonico".....Taste it HERE....zero
domenica 19 aprile 2009
....still from Germany
Dear friends and listeners...
Welcome to the new and relaxing but also adventurous dope beat ambient trip hop funk soul experience by the two great germans Oliver Bondzio and Ramon Zenker.For the new album “The Cheerleaders Are Smilin’ At You” they engaged the fabulous upcoming female Jazz and Soul singer Bella Wagner from Vienna who gave her warm, soulful voice of high contrast to the 11th track of the album. The other support on this record is the 24 old DJ, turntablist and producer DJ Rafik. The six times DJ-World-Champion, part of the Lordz Of Fitness Crew and the “Cosmic Delivery Project” gave his extraordinary scratches to the tunes number 5 and number 13 of the album giving them a touch of weird funkyness. The diversity of this album is also supported by the artists Jen, who is part of different bands like Rabbit In Red, Boyracer or Possum Moods and the Iran born and London based MC Blade, who supported Eminem and recorded one of the best selling Hip Hop Albums in the UK with his partner and producer Mark B. Moreover the hungarian female singer Virág is joining the collective. Her voice appears in tracks that found their places on compilations released from labels like Plastic City or Shayan Music. There are also own releases on the label Karmatronic. In Hungary she worked in the underground scene and trained her voice in genres like Jazz, Soul, Rock and Latin.
On this album the collective presents sounds and moods between Trip Hop, Downbeat, Soul, Funk, Acid and Electro in a mixture that brings high comfort to the listener but furthermore the possibility to explore great music with wonderful quotations and a relaxed music experience....HERE part1 and HERE part2.....zero
On this album the collective presents sounds and moods between Trip Hop, Downbeat, Soul, Funk, Acid and Electro in a mixture that brings high comfort to the listener but furthermore the possibility to explore great music with wonderful quotations and a relaxed music experience....HERE part1 and HERE part2.....zero
Cari amici ed ascoltatori.......
Phuturistix è un progetto inglese di un duo di musicisti Zed Bias e DJ Injekta (Dave Jones e Sefton Motley) che opera nel genere broken beat, questo "Feel it out" CD del 2003 per la Hospital Rec. è il loro debutto dopo un paio di EP.....qualche feuturing di spicco, vedi Atjazz e qualche voce femminile con tendenze al soul, e le 14 tracce dell'album scivolano via....qualche pezzo indubbiamente piu' radiofonico attirera' gli avventurosi Dj......., in ogni caso da ascoltare.....HERE....enjoy ....zero
Phuturistix è un progetto inglese di un duo di musicisti Zed Bias e DJ Injekta (Dave Jones e Sefton Motley) che opera nel genere broken beat, questo "Feel it out" CD del 2003 per la Hospital Rec. è il loro debutto dopo un paio di EP.....qualche feuturing di spicco, vedi Atjazz e qualche voce femminile con tendenze al soul, e le 14 tracce dell'album scivolano via....qualche pezzo indubbiamente piu' radiofonico attirera' gli avventurosi Dj......., in ogni caso da ascoltare.....HERE....enjoy ....zero
sabato 18 aprile 2009
Zero the Hero
Ahh, cari, buoni, vecchi Gong....., sempre pronti a farci viaggiare con le loro vibrazioni cosmiche e le loro incredibili e visionarie storielle di mondi ultraterreni ed extragalattici… "Zero to infinity", tutt’ora ultimo lavoro che mi risulti dei Gong, è il quinto capitolo della saga dell’ormai leggendario Zero.
In "Radio Gnome Invisible Part 1-the flying teapot" (1972),il primo capitolo, il nostro eroe entrava in contatto "radio-telepatico" con Radio Gnome, che lo iniziava alla conoscenza del Pianeta Gong; in "Angels Egg" (1973) Zero viaggiava sul pianeta ed incontrava i suoi strani abitanti (Pot Head Pixies, Octave Doctors…), tornando poi carico di nuove idee festivaliere e conoscenze spirituali; in "You" (1974) Zero teneva il suo festival sull’Isola di Everywhere in attesa dei messianici Octave Doctors; la promessa di un nuovo livello di conoscenza da parte di uno sciamano metropolitano animava il più recente episodio "Shapeshifter", (1992), nel quale Zero si avviava a viaggi fisici e mentali fino a morire misteriosamente in Australia per rinascere, senza corpo fisico, pura essenza spirituale.
Una band con il dono di una spettacolare fantasia ed immaginazione… "Zero to Infinity", oltre a rappresentare il nuovo approccio della comunità anglo-franco-australiana al terzo millennio, aggiunge un ulteriore tassello all’epopea del simpatico Zero, ormai puro spirito, privo del suo corpo: la sua esistenza virtuale si rivela vantaggiosa e foriera di intriganti incontri con strambi e allegorici personaggi (Magdalene, Diana e Witch Yoni, Mad Monk e The Gongolope…). La formazione del 2000 è schierata a sestetto: la coppia Daevid Allen e Gilli Smyth, palesemente invecchiati nel corpo e nella mente ma immutabili Sir Capucino Longfellow e Shakti Yoni; gli onnipresenti Mike Howlett e Didier Malherbe (Lorde Tonsil of Aplomb e Bloomdido Bad De Grasse…); i nuovi acquisti Theo Travis (ottimo sassofonista nonché Theophilus Acidopholus) ed il drummer Chris Taylor (Professor Paradox). Che bella combriccola. L’album altro non è che un classicissimo spaccato di fervida fantasia alleniana, con una band che riprende i classici canovacci della prima metà degli anni ’70 (great!) per tirarli a lucido con ritmi e sonorità moderne e, al solito, ipnotiche ed estranianti. Nulla di eccitante o straordinariamente nuovo, la band non fa altro che regalarci una riedizione del più classico suono gonghiano, letteralmente inventato una trentina d’anni fa: si parte in quarta con Howlett e Taylor che macinano ritmi cadenzati e profondi, sui quali gli "space whispers" di Gilli e la "glissando guitar" di Daevid si incrociano alla grande ,tra onnipresenti influssi orientali e spirali fiatistiche di Malherbe (stavolta un po’ troppo in disparte) e del nuovo acquisto, davvero ottimo, Travis. Dopo la "fanfara" d’apertura ("Foolefare") e l’eccentrica "Magdalene" la band dà il meglio di sé con "The Invisibile Temple", un lungo ed ipnotico space/funky rock come solo loro sanno fare. Alcuni brani sono ulteriori e contorti rigurgiti "patafisici" alleniani, vedi "Zeroid" e la gustosa "Bodilingus", altri sono tocchi di poesia come spesso la band è stata capace ("Wise man in your heart"), altri ancora pure evocazioni di smarrimento cosmico ("Yoni on Mars"). "Mad monk" è deliziosa nel suo incedere bizzarro e nell’eccentrica interpretazione alleniana, stralunata e surreale è "Damaged man"; lieve ed avvolgente il finale con la coppia "Tali’s song" ed "Infinitea", quest’ultima innervata da fibrillazioni reggae/dub degne degli eredi Ozric Tentacles. La presenza di Travis, sassofonista colto e preparato, nonché valido polistrumentista (avremo modo di parlarne a lungo con i suoi lavori solisti), è sicuramente un valore aggiunto di tutto rispetto, che arricchisce i lunghi e dilatati episodi con tocchi di classe. Peccato che altri grossi pezzi dell’ingranaggio storico non ci siano più, mi riferisco a Steve Hillage e allo straordinario Pierre Moerlen, ormai, da anni, proiettato su coordinate esclusivamente soliste. Se da una parte si colgono l’importanza e l’influenza della band su artisti come Porcupine Tree, Orb, Memoria Zero ed Ozric, dall’altra fa tenerezza vedere la foto di gruppo con Allen e la Smyth invecchiati ..... Ahh, cari, buoni, vecchi Gong…HERE....enjoy.....zero
In "Radio Gnome Invisible Part 1-the flying teapot" (1972),il primo capitolo, il nostro eroe entrava in contatto "radio-telepatico" con Radio Gnome, che lo iniziava alla conoscenza del Pianeta Gong; in "Angels Egg" (1973) Zero viaggiava sul pianeta ed incontrava i suoi strani abitanti (Pot Head Pixies, Octave Doctors…), tornando poi carico di nuove idee festivaliere e conoscenze spirituali; in "You" (1974) Zero teneva il suo festival sull’Isola di Everywhere in attesa dei messianici Octave Doctors; la promessa di un nuovo livello di conoscenza da parte di uno sciamano metropolitano animava il più recente episodio "Shapeshifter", (1992), nel quale Zero si avviava a viaggi fisici e mentali fino a morire misteriosamente in Australia per rinascere, senza corpo fisico, pura essenza spirituale.
Una band con il dono di una spettacolare fantasia ed immaginazione… "Zero to Infinity", oltre a rappresentare il nuovo approccio della comunità anglo-franco-australiana al terzo millennio, aggiunge un ulteriore tassello all’epopea del simpatico Zero, ormai puro spirito, privo del suo corpo: la sua esistenza virtuale si rivela vantaggiosa e foriera di intriganti incontri con strambi e allegorici personaggi (Magdalene, Diana e Witch Yoni, Mad Monk e The Gongolope…). La formazione del 2000 è schierata a sestetto: la coppia Daevid Allen e Gilli Smyth, palesemente invecchiati nel corpo e nella mente ma immutabili Sir Capucino Longfellow e Shakti Yoni; gli onnipresenti Mike Howlett e Didier Malherbe (Lorde Tonsil of Aplomb e Bloomdido Bad De Grasse…); i nuovi acquisti Theo Travis (ottimo sassofonista nonché Theophilus Acidopholus) ed il drummer Chris Taylor (Professor Paradox). Che bella combriccola. L’album altro non è che un classicissimo spaccato di fervida fantasia alleniana, con una band che riprende i classici canovacci della prima metà degli anni ’70 (great!) per tirarli a lucido con ritmi e sonorità moderne e, al solito, ipnotiche ed estranianti. Nulla di eccitante o straordinariamente nuovo, la band non fa altro che regalarci una riedizione del più classico suono gonghiano, letteralmente inventato una trentina d’anni fa: si parte in quarta con Howlett e Taylor che macinano ritmi cadenzati e profondi, sui quali gli "space whispers" di Gilli e la "glissando guitar" di Daevid si incrociano alla grande ,tra onnipresenti influssi orientali e spirali fiatistiche di Malherbe (stavolta un po’ troppo in disparte) e del nuovo acquisto, davvero ottimo, Travis. Dopo la "fanfara" d’apertura ("Foolefare") e l’eccentrica "Magdalene" la band dà il meglio di sé con "The Invisibile Temple", un lungo ed ipnotico space/funky rock come solo loro sanno fare. Alcuni brani sono ulteriori e contorti rigurgiti "patafisici" alleniani, vedi "Zeroid" e la gustosa "Bodilingus", altri sono tocchi di poesia come spesso la band è stata capace ("Wise man in your heart"), altri ancora pure evocazioni di smarrimento cosmico ("Yoni on Mars"). "Mad monk" è deliziosa nel suo incedere bizzarro e nell’eccentrica interpretazione alleniana, stralunata e surreale è "Damaged man"; lieve ed avvolgente il finale con la coppia "Tali’s song" ed "Infinitea", quest’ultima innervata da fibrillazioni reggae/dub degne degli eredi Ozric Tentacles. La presenza di Travis, sassofonista colto e preparato, nonché valido polistrumentista (avremo modo di parlarne a lungo con i suoi lavori solisti), è sicuramente un valore aggiunto di tutto rispetto, che arricchisce i lunghi e dilatati episodi con tocchi di classe. Peccato che altri grossi pezzi dell’ingranaggio storico non ci siano più, mi riferisco a Steve Hillage e allo straordinario Pierre Moerlen, ormai, da anni, proiettato su coordinate esclusivamente soliste. Se da una parte si colgono l’importanza e l’influenza della band su artisti come Porcupine Tree, Orb, Memoria Zero ed Ozric, dall’altra fa tenerezza vedere la foto di gruppo con Allen e la Smyth invecchiati ..... Ahh, cari, buoni, vecchi Gong…HERE....enjoy.....zero
giovedì 16 aprile 2009
Ricetta
Cari amici ed ascoltatori....
la zera, ovvero my sister, mi allunga una buona ricette x una torta da delirio gastrico, che ho gia' avuto il piacere di mangiare ma anche di cucinare per gli amici.....ovvero la mitica torta al rum....regina dei gozzovigli...not for kids.(parental advisory)
PROVARE PER CREDERE!!!!
Un pugno di noci tritate grossolanamente
1 scatola preparato per torta margherita (ingredienti secchi)
una busta budino alla vaniglia
3 uova
120 cc acqua
120 cc rum
120 cc olio di semi (possibilmente mais)
burro e farina per ungere la teglia
Glassa: 60 cc rum, 100 gr burro, 200 gr zucchero
- Scalda il forno a 180 gradi
- ungi la teglia a ciambella di burro e spolvera di farina. Elimina la farina in eccesso
- spargi le noci tritate sul fondo.
- Prepara la torta: in una terrima metti il preparato per torta, il pacchetto di budino, le uova, olio, acqua e rum. Mescola bene tutto quanto
- Versa il tutto nella teglia
- cuoci per 45-50 minuti (controlla la cottura con lo stecchino e gira la torta di quando i quando se il forno non scalda uniformemente).
10 minuti prima che la torta sia pronta prepara la glassa, che deve essere pronta appena la torta esce dal forno.
- Unisci il burro ammorbidito, lo zucchero e il rum in un pentolino, fai sciogliere a fiamma media mescolando continuamente
fino a che lo zucchero e' sciolto. Fai sobbollire piano al massimo un minuto o due.
-togli la torta dal forno e comincia a versare la glassa lungo la circonferenza esterna e quella interna, dando il tempo che si assorba.
Resisti alla tentazione di buttare la glassa sulla torta, che se no diventa tutta moscia. Continua a versare la glassa fino ad esaurimento.
- Lascia riposare la torta per 20 minuti.(cut and paste from the original mail).
1 scatola preparato per torta margherita (ingredienti secchi)
una busta budino alla vaniglia
3 uova
120 cc acqua
120 cc rum
120 cc olio di semi (possibilmente mais)
burro e farina per ungere la teglia
Glassa: 60 cc rum, 100 gr burro, 200 gr zucchero
- Scalda il forno a 180 gradi
- ungi la teglia a ciambella di burro e spolvera di farina. Elimina la farina in eccesso
- spargi le noci tritate sul fondo.
- Prepara la torta: in una terrima metti il preparato per torta, il pacchetto di budino, le uova, olio, acqua e rum. Mescola bene tutto quanto
- Versa il tutto nella teglia
- cuoci per 45-50 minuti (controlla la cottura con lo stecchino e gira la torta di quando i quando se il forno non scalda uniformemente).
10 minuti prima che la torta sia pronta prepara la glassa, che deve essere pronta appena la torta esce dal forno.
- Unisci il burro ammorbidito, lo zucchero e il rum in un pentolino, fai sciogliere a fiamma media mescolando continuamente
fino a che lo zucchero e' sciolto. Fai sobbollire piano al massimo un minuto o due.
-togli la torta dal forno e comincia a versare la glassa lungo la circonferenza esterna e quella interna, dando il tempo che si assorba.
Resisti alla tentazione di buttare la glassa sulla torta, che se no diventa tutta moscia. Continua a versare la glassa fino ad esaurimento.
- Lascia riposare la torta per 20 minuti.(cut and paste from the original mail).
Everybodies enjoy this gem!!!....zero
domenica 5 aprile 2009
Dear friends and listeners...
Papa Grows Funk is a funk band from New Orleans, Louisiana. The band was started by frontman John "Papa" Gros early 2000, developing from a series of Monday night jam sessions helmed by Gros at New Orleans’ Maple Leaf Bar. Gros would invite some friends down to play, and the jams became a common band for a handful of musicians, including guitarist June Yamagishi, sax player Jason Mingledorf, bassist Marc Pero and drummer Jeffer “Jellybean” Alexander, who now make up Papa Grows Funk. This "Mr.Patterson Hat" is their last work dated 2007; full power of south funky with some jazzy elements.....try HERE.....enjoy ...zero
....still Italy
Jestofunk, the cream of Italy’s fantastic IRMA Records, is here for you with another album of their own potent stew of electronica, jazz, and funk. For those who haven’t heard the group, it’s best to start with Love in a Black Dimension, as this serves as a better introduction to the Jestofunk credo and style; long-time fans most likely have had this album before its (finally) U.S. release and knew what to expect. Universal Mother is neither better nor worse than its predecessor; it seems to be more of a continuation of the first album…play them back-to-back to hear what I’m saying. The group has expanded its sound a bit, but there really isn’t much room for improvement here, only small refinements, as Jestofunk was already at the top of its game. Once again, the group serves up some of the finest jazz-dance music around…you could call them acid-jazz, I suppose, but Jestofunk is so much more than that. Great horns (Fred Wesley returns!) and beats....HERE and HERE.....zero
sabato 4 aprile 2009
BTS
Cari amici ed ascoltatori.....
Kirb (MC), Ebo (producer), Alvin (singer) Julian Hogan (drums), Jeff Kolhede (sax), Ryan Kern (guitar), and Blake Estrada (bass) sono la line up dei "Balance and The Traveling Sounds". Sono proprio cio che affermano di essere..... un bilanciarsi tra hip hop, jazz, new soul e funk....sampling + beat machine + L'Mc con i suoi testi non cosi' "parental advisory" bei guitar riff....alcuni sax solo molto smooth....insomma interessanti questi BTS....enjoy HERE and thank Lord Black for this new amazing stuff......zero
venerdì 3 aprile 2009
F.B.
Cari amici ed ascoltatori....
in questo "Rome after midnight", primo disco del nostro per un'etichetta non italiana, di cui vale la pena accennare circa la nascita; La Sound Hills, etichetta jazz giapponese molto attiva in patria - e sappiamo quanto i giapponesi siano particolarmente amanti di questo tipo di musica - ha richiesto a Sergio Veschi, patron della Red Records, di produrre un disco fatto da musicisti italiani per il mercato nipponico. Così messi assieme i 3/5 del High Five Quintet (il leader, Scannapieco e Tucci), aggiunto Massimo Moriconi - contrabbassista esperto ed espressivo già con Bosso in progetti quali Four for jazz - e completato il tutto con lo statunitense Mike Melillo, Veschi si è trovato per le mani un gruppo con il quale affrontare, in due sessioni di registrazione a Roma, una serie di brani classici come da unica condizione posta dai committenti, che - ne sono certo - hanno apprezzato il risultato. Ciò che ne ha ottenuto è un disco compatto ma dinamico ed espressivo, in cui il quintetto produce fin dalle prime battute un jazz sanguigno e propulsivo che, riproponendo la tradizione, si basa soprattutto sullo swing, sull'alternanza tema/assoli e sul costante scambio di battute tra gli strumenti....enjoy....HERE....zero
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